ANNO 1040 – LA BATTAGLIA
Nel 1030 nominato protospatario e stratego dall’imperatore Romano III Argiro, conquista Aleppo e nel 1032 riconquista ai turchi selgiuchidi Edessa , fondando nelle vicinanze la città di Romanopoli in onore dell’imperatore, facendo emergere le sue doti militari. Dopo qualche opposizione alla Corte di Costantinopoli, il basileus Michele IV il Paflagone, venuto a conoscenza degli scontri interni fra Kalbiti e Fatimidi in Sicilia, lo invia per tentare la riconquista dell’isola, insieme a Stefano il Calafato con il quale sorgono fori contrasti.
Nell’estate del 1038, Giorgio Maniace al comando di un esercito composto da truppe bizantine, 500 guardie variaghe guidate da Harald Hardrada (futuro re di Norvegia), da mercenari del sud Italia e da 300 normanni comandati da Guglielmo (Braccio di Ferro) e dal fratello Drogone d’Altavilla, sbarca a Reggio Calabria e, quindi a Messina, dirigendosi su Siracusa che dopo un assedio, nel 1040 viene altresì conquistata. Segue un’altra vittoria sugli arabi a Drangina.
Si spinge all’interno della Sicilia, e nello stesso anno 1040 tra Randazzo e Troina sconfigge in una cruenta e sanguinosa battaglia le truppe musulmane di ʿAbd Allāh, figlio dell’Imām califfo di Qayrawan.
Secondo B.Radice il luogo della battaglia è da collocarsi nell’attuale contrada detta “Sconfitta”, quindi sopra Maniace, cioè nell’ampio pianoro nei pressi dell’antica città denominata in arabo Ghîran ád daquîq, ossia Grotte della farina, che, appunto, a seguito di quel fatto si chiamerà Maniag (storpiatura araba) e poi Maniace.
Nel 1154 il geografo arabo Edrisi nel Libro di Ruggero, descriverà il casale normanno di Maniace: “un villaggio in pianura, ben popolato, ed ha un mercato e de’ mercatanti; [territorio] ferace e abbondanza d’ogni maniera. Maniaci sorge al canto settentrionale del monte detto Gabal ‘an Nâr (l’Etna), discosto cinque miglia [dalle falde del monte]. [Il territorio è bagnato da] un fiume che scaturisce alla distanza di tre miglia, a un dipresso, e che muove delle macine”. Il torrente Saraceno appunto.
In ricordo della battaglia, il generale Giorgio Maniace lascia, in custodia ai monaci del metochion basiliano con annessa piccola chiesa, sito ad oriente dell’abitato, una icona della Vergine che allatta il bambino, attribuita a s. Luca. Nel posto, divenuto luogo di culto, sarà eretta nel 1173, l’Abbazia benedettina di Santa Maria del valorosissimo Maniace.
Per beghe interne, denunzie e rivalità, Giorgio Maniace rientra a Costantinopoli ed è imprigionato.
Nel 1042, con la basilissa Zoe Porfirogenita, il generale viene liberato e torna in Italia per sedare le rivolte in terra di Puglia dove viene nominato catapano, comprendente tutta l’Italia bizantina con l’attribuzione dei titoli di magistros (μάγιστος) e strategos autokrator.
Tuttavia un ulteriore intrigo a corte determina un nuovo allontanamento di Giorgio Maniace, che ribellatosi si scontra con l’esercito bizantino e nel 1043 muore in battaglia contro il sebastoforo Stefano.
La battaglia di Maniace del 1040 è all’origine del culto dell’icona di S. Maria di Maniace e quindi della costruzione dell’Abbazia benedettina e delle sue secolari vicende, nonché, da ultimo del Castello Nelson, attuale importante monumento che testimonia la millenaria storia di questo territorio.
(Michele Giorgio Luca)